CDU 908 (497.12/.13 Istria) YU ISSN 0352-1427
CENTRO DI RICERCHE STORICHE - ROVIGNO
VOLUME XIX
UNIONE DEGLI ITALIANI DELL’ISTRIA E DI FIUME UNIVERSI DA POPOCAR E CDL EROE RSTE
ATTI vol. XIX, pagg. 1-392, Trieste - Rovigno, 1988-1989 |
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VOLUME XIX
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ATTI vol. XIX, pagg. 1-392, Trieste - Rovigno, 1988-1989
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ATTI
IL CASTELLO NEAPOLIS - NOVAS ALLA LUCE DELLE FONTI ARCHEOLOGICHE
BRANKO MARUSIC Arheoloski muzej Istre CDU: 904:726«4»(497.13Istria) Pola Saggio scientifico originale
I. Introduzione
1. Il tramonto dell’antichità nei territori dell’Impero romano rappresenta anche sul suolo istriano una di quelle svolte storiche fatali, che si possono para- gonare — almeno in parte — con il drammatico nascere della civiltà moderna. E il periodo dei grandi mutamenti economici, sociali, spirituali ed etnici in cui vengono plasmandosi gradualmente rapporti completamente nuovi in tutti i settori della vita umana; la constatazione e la spiegazione di questi fenomeni rappresentava e rappresenta tuttora una grande sfidascientifica per gli speciali- sti dei vari campi. Nella soluzione dei problemi inerenti a questo periodo si so- no avuti dei risultati notevoli, ciononostante va sottolineato che alcune que- stioni di grande rilievo sono rimaste ancora aperte, oppure insufficientemente indagate per molteplici motivi, il che ha talvolta portato a punti di vista comple- tamente opposti. Tale è pure il caso riguardante l’ubicazione di Cissa e l’esi- stenza del suo vescovo (episcopus cessensis) e altrettanto vale per la genesi di Cittanova d’Istria (Castrum Novasì), e la sua rispettiva diocesi. I motivi sono in ambedue i casi quasi uguali: le stesse denominazioni, Cissa, rispettivamente Neapolis, Castrum Novas, Emona-Emonia si riferiscono a variabitati e fanno la loro comparsa non solo contemporaneamente, ma anche in periodi diversi, mentre le fonti da cui si attinge si sono conservate in linea di massima nelle successive trascrizioni, per cui possono venire usate appena dopo unaloro ana- lisi molto attenta. Allo studio delle stesse hanno contribuito tutti i nomi più si- gnificativi della storiografia istriana,? considerando che tali fonti testimoniano
1 R. BRATOZ, Razvoj starokr$tanskih raziskav v Sloveniji in Istri v letih 1976-1986 (Die Ent- wicklung friihchristlicher Forschungen in Slowenien und Istrien in den Jahren 1976-1986), Zgo- dovinski tasopis, 41/4, Lubiana 1987, pp. 681-698; B. MARUSIC, Materialna kultura Istre od 5. do 9. stoljeta (La cultura materiale dell’Istria dal V al IX secolo), Izdanje Hrvatskog arheolo$kog dru- Stva, 11/1, Pola 1987, pp. 81-105.
2 G. CuscITO, Cristianesimo antico ad Aquileia e in Istria, Trieste 1977, pp. 326-336; M. SUIC, Cissa Pullaria - Baphium Cissense - Episcopus Cessensis, Arheolo3ki radovi i rasprave, 10, Zagabria 1987, letteratura alle note 6-10, 12, 67, 68; R. BRATOZ, Nastanek, razvoj in zaton organizacije zgod- njekr$canske cerkve v Istri (The Origin, Development and Decline of the Early Christian Church Organisation in Istria), Antiéni temelji na$e sodobnosti, Lubiana 1987, letteratura alle note 40, 43.
10 Branko Marusié
della disperata lotta politica, nota come lo «scisma istriano», che contraddistin- se nella seconda metà del VI secolo gli avvenimenti politici nell’ampio territo- rio adriatico-orientale. La questione della genesi di Cittanova d’Istria è inoltre connessa con la presenza avaro-slava sempre più consistente nell’entroterra orientale dell’Istria, presenza che porta, accanto ai cambiamenti essenziali nel- l’organizzazione pubblica ed ecclesiastica della penisola, anche ondate di nu- merosi fuggiaschi dal Norico mediterraneo e dalla Pannonia e questi, a loro volta, annunciano le irruzioni avaro-slave e la colonizzazione slava.
2. Nonostante i numerosi contributi specialistico-scientifici, appena alcu- ni lavori trai più recenti hanno portato a delle conoscenze che rendono possi- bile, almeno in parte, un’osservazione della reale situazione storica e danno il via a nuove e complesse indagini che sono inconcepibilisenzal’aiuto del mate- riale archeologico esistente e quello nuovo, ancora da reperirsi, dato che le fonti scritte sono quasi completamente esaurite. Alla necessità di un tale acco- stamento al problema ha già accennato, anche se timidamente, G. Cuscito,? e nell’ambito delle possibilità esistenti si è servito dello stesso anche M. Suit nel suo noto lavoro inerente la Cissa* istriana, saggio che proprio per questa sua particolarità e alcuni ragionamenti completamente nuovi ha indotto l’autore del presente saggio ad un’ulteriore elaborazione delle sue supposizioni e con- clusioni.° Nel caso di Cittanova la situazione è quasi identica a quella di Cissa. Per questalocalità esiste un’importante contributo di L. Margetié,$ che può ve- nire affiancato da alcune importanti osservazioni di R. BratoZ (particolarmente in considerazione al tramonto di Emona continentale sull’area dell’odierna Lubiana, nonché alla fondatezza e legittimità di ampliare la denominazione Histria sul territorio lagunare veneziano già al tempo del papato di Gregorio Magno).’ Le loro conclusioni argomentate sull’ubicazione di insula Capritana e Castrum Novas nelle aree delle odierne Capodistria (Capris) e Cittanova (Neapolis) hanno trovato la conferma nel corso delle recenti indagini archeolo- giche a Capodistria (l’orto-giardino dei cappuccini e l’area della cattedrale),* mentre un materiale archeologico ancor più ricco e vario (osservazioni topo- grafiche, architettura sacra, scultura in pietra, tombe), e solo parzialmente va- lorizzato e che sarà per tale ragione appunto l’oggetto centrale, il perno delle ulteriori analisi, è stato constatato a Cittanova e nel suo circondario più stretto (fig. 1).
3 G. CUSCITO, // ciborio e l’epigrafe del vescovo Maurizio a Cittanova d'Istria, Ricerche reli- giose del Friuli e dell’Istria, III, Trieste 1984, p. 115.
4 M. SUC, op. cit.
5 B. MARUSIG, Se o istrski Kisi [Cissa] in kesenskem $kofu [episcopus cessensis] (A proposito di Cissa istriana e dell’episcopus cessensis), ArheoloSki vestnik SAZU, 40 (in stampa).
6 L. MARGETIG, Histrica et Adriatica, Collana degli Atti, Centro di ricerche storiche - Rovi- gno, 6, Trieste 1983, pp. 113-125.
7 R. BRATOZ, Krs$tanska Emona in njen zaton (Emona cristiana ed il suo tramonto), Zgodovi- na Ljubljane (Storia di Lubiana), Lubiana 1984, pp. 64-68.
8 Arheoloski pregled, 1986, pp. 118-119.
Il castello Neapolis- Novas, Atti XIX, pp. 9-42, 1988-89 ll
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Fig. 1- Carta archeologica del comune di Cittanova (secondo L. Parentin) completata con nuovi rinvenimenti: | = Carpignano, tombe a inumazione tardoantiche, IV secolo (bibl. alla nota 81); 2= Daila, chiesa paleocristiana (bibl.: ArheoloSki vestnik SAZU, IX, 1, Lubiana 1958-1959, pp. 46- 49); 3= Celega, cimitero, VII secolo (bibl.: Arheolo$ki vestnik SAZU, IX-X, 3-4, Lubiana 1958- 1959, pp. 199-233); 4= Val di Marzo, reperti tombali, VII-VIII secolo (bibl.: Jadranski zbornik, V, Fiume-Pola 1962, pp. 165-166).
3. Prima di passare però alla presentazione delle fonti archeologiche ed al- la loro valorizzazione scientifica, va presa in considerazione ancora un’obie- zione circale conclusioni a proposito dell’esistenza delle diocesi di Capodistria e di Cittanova verso la fine del VI secolo, addotta sia da L. Margetic che da R. BratoZ nel corso delle minuziose analisi da loro effettuate a proposito di quat- tro scritti inviati da papa Gregorio Magno a differenti indirizzi.? L'esistenza di queste diocesi (e ciò si riferisce anche alle ipotetiche diocesi risalenti allo stes- so periodo di Cissa, Pedena, Sipparis-Humagum e della «chiesa veientana») sul territorio della diocesi triestina, datata V secolo,!0 è in netto contrasto coni pre- supposti amministrativo-ecclesiali circa l’origine di nuove diocesi, che di nor-
9 L. MARGETIG, op. cit., pp. 113-115. 10 R. BRATOZ, Nastanek, razvoj, cit., pp. 21-22. Ibidem, p. 17.
12 Branko Marusic
ma permettevano, fin dagli inizi del periodo apostolico e postapostolico, ad ogni città (civitas) e al suo agro di avere un proprio vescovo.! Questo principio subì, però, nel periodo tardoantico, cambiamenti essenziali, in relazione ai fe- nomeni di emancipazione favoriti sul suolo istriano dai burrascosi avvenimen- ti politico-religiosi («lo scisma istriano») e dall’arrivo dei vescovi fuggiaschi e dei loro fedeli (tale fu il caso, probabilmente, del vescovo Giovanni - Johannis, giunto dalla Pannonia e divenuto vescovo di Cittanova).! Il divario tra le nor- me giuridico-ecclesiali e la stessa prassi ecclesiastica, che rappresenta il riflesso degli avvenimenti storici (quali un relativo benessere economico, testimonia- to anche dalle fonti scritte, il rapido aumento del numero dei fedeli), è evi- dentemente presente anche nei specifici rinvenimenti archeologici, scavati in Istria, nell’agro delle colonie di Trieste, Parenzo e Pola, che vengono datati V e VI secolo. Si tratta, cioè, dei resti di fonti battesimali scoperti a Nesazio, Betti- ca presso Barbariga (Punta Cissana), Sorna, a sud di Parenzo e Roma presso Rozzo"* e a questi vaaggiunto anche il battistero di Cittanova, noto dalle fonti scritte.!° Fanno la loro comparsa come vani essenziali nell’ambito dei resti del- l’architettura paleocristiana dei castelli (Nesazio, Cittanova), di abitati maggio- ri aperti (Roma presso Rozzo) e nella rete di poderi agricoli disposti fitti (Barba- riga-Betica, Sorna), che indicano l’esistenza di un vescovo-aiutante, una specie di corepiscopo, o addirittura di un centro episcopale (Barbariga-Bettica = Cis- sa, Cittanova = Neapolis, Novas).!°
II. Architettura sacra
La cattedrale di Cittanova, dedicata all’ Assunta e ai santi Pelagio e Massi- mo, è l’unica chiesa episcopale in Istria non indagata. Nonostante ciò rappre- senta, per la sua ubicazione, il suo aspetto e il materiale artistico conservato, una fonte di prim’ordine per le varie conoscenze che verranno certamente am- pliate e approfondite in tutti i sensi dalle future indagini. Le più importanti so- no senz’altro quelle che rendono possibile la constatazione e la datazione più
11 /bidem, pp. 22-23. 12 Ibidem, pp. 23-25.
13 Cfr. V. JURKIC-GIRARDI, Lo sviluppo di alcuni centri economici sulla costa occidentale del- l’Istria dal I al IV secolo, Atti del Centro di ricerche storiche - Rovigno (nel prosieguo ACRSR), XII, Trieste-Rovigno 1981-1982, pp. 10-11.
14 G. CUSCITO, Cristianesimo, cit., pp. 336-337, nota 38 (il battistero di Nesazio); B. MARU- SIC, De la cella trichora au complexe monastique de St. André à Betika entre Pula et Rovinj, Arheo- lo$ki vestnik SAZU, 37, Lubiana 1986, pp. 329-326 (battistero a Bettica); M. PRELOG, Poreé (Paren- zo), Belgrado 1957, p. 89, nota 44 (il battistero di Sorna); B. MARUSIC, /straZivanje arheolo$kog na- lazi$ta Rim kod Roéa (Indagini nel sito archeologico Roma presso Rozzo), Izdanja Hrvatskog arheoloS$kog druStva, 11/2, Pola 1987 (in stampa).
15 G. CuSCITO, // ciborio, cit., pp. 111-112.
16 L. MARGETTC, op. cit., p. 122; G. CUSCITO, Cristianesimo, cit., pp. 336-337 (l’autore suppo- ne che a Nesazio fosse esistita addirittura una sede vescovile, anche se aggiunge: «ma neppure una modesta tradizione lo conferma»); B. MARUSIC, Se o istrski Kisi, cit.
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Fig. 2- Cittanova, pianta della basilica (secondo L. Parentin). Legenda: a= battistero, b= abside, c = chiesa primitiva (?), d = tombe.
esatta delle più antiche fasi di costruzione della stessa chiesa e in tale contesto i settori più interessanti sono la sua parte terminale ovest e quella est. In questi punti fanno la loro comparsa il battistero (fig. 2, a), distrutto nell’anno 1874, e l’abside sporgente molto pronunciata, quadrangolare nella sua parte esterna e semicircolare in quella interna (fig. 2, b), che vengono a completare la basilica quadrangolare a tre navate (fig. 2), rinnovata completamente tra gli anni 1408 e 1580 e più tardi tra gli anni 1746 e 1775.” G. Cuscito è riuscito a chiarire di re- cente,!* in forma quasi definitiva, i vari dubbi inerenti il battistero. Questo edi- ficio ottagonale, considerate le analogie altoadriatiche di Parenzo, Cividale e Grado, viene datato tra il V e il VI secolo; per quanto concerne la sua ubicazio- ne esatta, fa seguito la tesi di L. Parentin, anche se questa richiede un’ulteriore conferma archeologica. Molto importante anche la sua lettura del testo sui frammenti del ciborio conservatisi, ciborio posto sopra la vasca battesimale verso l’anno 780 su ordinazione del vescovo di Cittanova (!), Maurizio. La data-
17 L. PARENTIN, Cittanova d'Istria, Trieste 1974, pp. 162-172 (cattedrale), pp. 217-218 (il batti- stero).
18 G. CUSCITO, // ciborio, cit.; P. PORTA, / rilievi altomedievali di Cittanova d'Istria, Atti e me- morie della Società istriana di archeologia e storia patria (nel prosieguo AMSI), vol. XXXII, Trie- ste 1984, pp. 147-148, cfr. pure la nota 15.
14 Branko Marusic
zione del ciborio è significativa poiché può venir estesa senza dubbio anche al- la basilica a tre navate che dunque già esisteva al tempo dell’arrivo del vescovo Giovanni a Castrum Novas, e tale fatto ci avvia anche ad altre conclusioni, ri- spettivamente ipotesi. È assolutamente possibile cioè che al vescovo Giovanni — come ritiene per Capodistria L. Margetit!° — sia preceduto un corepiscopo e la recente scoperta del battistero a Roma presso Rozzo, datato secondo l’iscri- zione nota, purtroppo smarritasi, nell’anno 547 (nell’iscrizione viene citato pu- re il vescovo triestino Frugifero)?® viene a completare il materiale che parla in favore alla presupposta esistenza di una rete di vescovi-aiutanti (corepiscopi) sul territorio dell’ampia diocesi triestina.
Nella parte orientale della basilica attira l’attenzione una cripta protoro- manica racchiusa in un bozzolo (l’anno 1146 rappresenta il «terminus ante quem», considerata l’iscrizione nella parte orientale della confessione)?! per la quale è stato sacrificato il presbiterio paleocristiano-preromanico (fig. 3), ma — e ciò è essenziale — senza una vera distruzione dei muri perimetrali che più 0 meno hanno conservato il proprio aspetto originale, la qual cosa permette di presumere alcuni fatti inerenti allo studio delle caratteristiche tipologiche del- la basilica e delle sue funzioni originali. Lo strato paleocristiano, osservato nel- la già citata disposizione della pianta, rappresenta indubbiamente la più antica chiesa altoadriatica nella serie delle costruzioni affini già constatate ad Aqui- leia (la basilica di Massenzio: 811-838),?3 a Trieste (fase preromanica di S. Giu- sto)?* e ad Orsera (fase romanica della basilica di S. Maria).?5 La stessa abside, osservata come corpo a sé stante, ci induce ad ulteriori considerazioni che si muovono — almeno per ora — nella sfera delle supposizioni. Si tratta cioè della
19 L. MARGETTO, op. cit., pp. 121-122.
20 A. DEGRASSI, Abitati preistorici e romani nell’agro di Capodistria e il sito dell’antica Egida, Scritti vari di antichità, II, Roma 1962, p. 817; B. MARUSIC, Contributo alla conoscenza dei siti ar- cheologici nel Pinguentino, ACRSR, XII, Trieste-Rovigno 1981-1982, pp. 66-72; B. MARUSIC, /stra- Zivanje, cit.
21 L. PARENTIN, op. cit., pp. 197-212, 215-216.
22 Ibidem, p. 165; l’autore cerca di ricostruire — anche se con molta cautela — l’aspetto del presbiterio nella basilica originale in base al manoscritto di L. Parentin del 3 settembre 1905 ed ai disegni (figg. 3 e 7, b in questo saggio), che si custodiscono nell’archivio parrocchiale di Cittanova (l’accostamento critico di L. Parentinjun. risulta chiaro dal confronto dei testi: L. PARENTIN sen. scrive: «... Grazie se nella sua semplicità (si riferisce all’altar maggiore al centro dell’abside - B.M.) nel contempo era maestoso perché quattro snelle colonne sostenevano il ciborio e baldac- chino, tutto istoriato a simboli eucaristici, misti a intrecci di vimini e a figurazioni grottesche di animali fantastici...», mentre L. PARENTIN jun. scrive brevemente: «Scopo pratico e simbolico as- sieme aveva il ciborio, ... di pianta quadrangolare, sostenuto da colonne, il quale copriva l’altare inquadrandone... nella vastità dell’abside»).
23 D. DALLA BARBA BRUSIN - G. LORENZONI, L'arte del patriarcato di Aquileia, Padova 1968, pp. 3-34, in particolare pp. 21-23, 28-29, figg. 38, 39, 40, 41. 24 M. MIRABELLA ROBERTI, San Giusto, Trieste 1970, p. 23.
25 A. SONJE, Romanicka bazilika Sv. Marije u Vrsaru (La basilica romanica della Madonna del Mare di Orsera), Zbornik PoreStine, 1, Umago 1971, pp. 373-397, Tav. V a p. 389; A. SONJE, Crk- vena arhitektura zapadne Istre(L’architettura sacra dell’Istria occidentale nella diocesi di Parenzo dal IV al XVI sec.), Zagabria-Pisino 1982, p. 142.
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Fig. 3- Cittanova, presupposto aspetto originale del presbiterio nella basilica (secondo undisegno dell’archivio parrocchiale).
possibile esistenza di unaltro strato, vale a dire più antico, che avrebbe potuto avere l’aspetto di una semplice chiesa ad aula unica con l’abside inscritta (fig. 2, c), inserita più tardi nella basilica a tre navate. La gran parte della costruzione originale, che in tal caso sarebbe il monumento più antico del tipo 2, apparte- nente al gruppo istriano dell’architettura sacra con l’abside inscritta,?î si è in tal modo conservata fino ai nostri giorni, mentre una parte minore — la facciata e la terza parte occidentale dei muri longitudinali — venne rasa al suolo. Una tale soluzione era stata richiesta, probabilmente, da chi aveva commissionato i la- vori e voleva mantenere «in situ» la parte essenziale della più antica chiesa di Cittanova: l’area del santuario con l’altare e le reliquie dei martiri. Due «tom- be» relativamente piccole con allo stesso tempo volte abbastanza alte, costrui- te contemporaneamente con il muro absidale?” nel suo angolo settentrionale ed in quello meridionale, dove i muri presentavano lo spessore massimo (figg.
26 B. MARUSIC, // gruppo istriano dei monumenti di architettura sacra con abside inscritta, ACRSR, VIII, Trieste-Rovigno 1977-1978, pp. 52-58 (sottogruppo romanico-gotico), 83 (sotto- gruppo bizantino-preromanico). Va qui menzionato anche il punto di vista differente di J. StoSic, parere espresso senza un chiarimento, in cui l’autore ritiene che la «cattedrale di Cittanova sia una basilica del primo periodo romanico con le arcate murate e le colonne rettangolari, la cui ab- side mediana semicircolare, assieme con la cripta si è adagiata sul muro orientale parzialmente conservatosi e appartenente alla precedente chiesa ad aula unica, preromanica, con tre nicchie absidali che vengono assorbite dal muro postico piatto». J. STOSIÈ, Kiparska radionica opéinske palate u Puli (Maestranza di scalpellini del Palazzo comunale a Pola), Peristil, 8-9, Zagabria 1965- 1966, p. 34, nota 24.
2? L. PARENTIN, op. cit. (nota 17), pp. 210-213; vani simili esistevano pure agli angoli della cripta nella basilica di Massenzio ad Aquileia (D. DALLA BARBA BRUSIN - G. LORENZONI, op. cit., p. 22 e fig. 39). La tecnica di costruzione delle «tombe» e dei muri absidali ci porta a concludere che erano stati eretticontemporaneamente. Sulle volte a botte, modellate nell’angolo settentrio-
16 Branko Marusic
4, 5), pare vogliano convalidare la già menzionata tesi, a prescindere dal fatto che appena le indagini archeologiche potranno fornire i dati sul tempo in cui venne costaita la parte absidale della basilica, e con ciò pure sull’esistenza di una o più fasi di costruzione. Il carattere memoriale della chiesa di Cittanova viene testimoniato nel primo e nel secondo caso dalle numerose tombe a inu- mazione scoperte a più riprese sull’ampia area circostante alla chiesa, alle quali viene ad aggiungersi la porta semicircolare al centro del muro postico absidale, scoperta nell’anno 1972 (fig. 6), la quale permetteva la comunicazione diretta tra ilcimitero «sub divo» e le «tombe» nel muro absidale.?8 Anche se la presen- tazione e la valorizzazione scientifica del cimitero «sub divo» saranno l’ogget- to di uno dei seguenti capitoli di questo contributo, va menzionato ora, in que- sto luogo, il ritrovamento di un frammento dellato breve di un sarcofago (T. II, 1), in calcare di Aurisina che fornisce, in considerazione all’analogia di A qui- leia, datata V secolo,?? un punto fermo alquanto sicuro per la datazione del ci- mitero e completa le considerazioni finora date per certe sull’esistenza di una chiesa ad aula unica paleocristiana, che diviene sempre più reale, sempre più evidente e addirittura determinata nel tempo.
III. Scultura
1. Il materiale archeologico finora considerato viene completato dalla scultura paleocristiano-bizantina in pietra di Cittanova, e ne hanno già fatto cenno nei loro saggi L. Parentin, G. Cuscito e P. Porta.?° Parte del sarcofago da- tato V secolo, di cui si è precedentemente parlato, e due reperti tipici del VI se- colo: la lastra d’altare marmorea con la cornice a gradini (fig. 7) e parte del plu- teo marmoreo con il chrismon e croci in bassorilievo (T.I, 2) sono stati per G. Cuscito l’invito ad un ulteriore studio della scultura in pietra esposta in gran parte nel lapidario di Cittanova.3! Va però chiarito subito che questo invito ri-
nale in senso trasversale, mentre in quello sud in senso longitudinale, sono visibili le tracce delle tavole «sagome», per mezzo delle quali erano state realizzate le volte, e ciò sta a dimostrare che le fasce dei muri erano state innalzate gradualmente nello spazio libero, e ad escludere allo stesso tempo la possibilità di un successivo interramento nel nucleo murario preesistente. L’arcaicità delle «tombe» è testimoniata pure dalle volte a botte che si rifanno al sarcofago paleocristiano monumentale in marmo con la copertura a botte. Va menzionato che nell’arco adriatico orienta- le, nella zona continentale della Dalmazia, sono stati scavati dei monumenti tardoantichi del tipo | appartenenti all’architettura sacra con l’abside inscritta e tombe con volta a botte. [Cfr. V. Pa- SKVALIN, Prilog datiranju ranokrs$tanstih bazilika Bosnei Hercegovine (Une contribution a la data- tion des basiliques paléochretienne en Bosnie et Herzégovine), Adriatica praehistorica en anti- qua, Zagabria 1970, p. 680 e fig. 8 a p. 683 (località Doc nel villaggio Vitini, V sec.)].
28 L. PARENTIN, op. cit., pp. 202-212; a proposito dei martiti locali S. Massimo e S. Pelagio confronta ancora R. BRATO2Z, KrsCansko v Ogleju in na vzhodnem vplivnem obmobju oglejske cerkve od zacetkov do nastopa verske svobode (Christianity in Aquileia and the Eastern Influential Area ofthe Aquileian Church from Its Beginnins to the Introduction of Religious Freedom), Acta Ec- clesiastica Sleveniae, 8, Lubiana 1986, pp. 124-133, 167-177.
29 R. UBALDINI, Scultura tardoantica in Aquileia: rilievi cristiani, Antichità altoadriatiche, XXIII, Udine 1983, pp. 185-186, 199-200, figg. 13, 14.
30 L. PARENTIN, op. cit., p. 168; G. CUSCITO, // ciborio, cit., pp. 115-116; P. PORTA, op. cit., pp. 146-148.
31 G. CuSscITO, Cristianesimo, cit., p. 337 e JI ciborio, cit., p. 116.
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Fig. 4 - Cittanova, pianta del settore orientale della cattedrale (secondo L. Parentin).
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Fig. 5 - Cittanova, sezione del settore orientale della cattedrale (secondo L. Parentin).
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chiede ad ogni studioso che si appresti a diagnosticare i singoli monumenti un accostamento molto critico e un’ottima conoscenza della materia. E l’autore di questo contributo ne ha avuto conferma nel corso dei lavori di allestimento del lapidario nell’anno 1964, giacché, quando si dovette definire la disposizione e l’ordine degli oggetti da esporsi, si mostrò determinante il criterio cronologico, che si basava esclusivamente sull’analisi stilistica dei monumenti, analisi che dipende molto da una serie di fattori soggettivi e oggettivi. Un accesso diverso non era neanche possibile. Tutte le sculture in pietra di Cittanova, difatti, sono state reperite più o meno nelloro uso secondario e in luoghi secondari,?? e solo in via eccezionale può venir definita l’ubicazione originale nell’architettura al- la quale i singoli monumenti erano appartenuti. Una sorte simile fu riservata anche ad altri studiosi e ricercatori e lo testimoniano le varie questioni aperte, gli atteggiamenti opposti, talvolta anche completamente erronei, presenti nei loro lavori.33
Fig. 6 - Cittanova, cattedrale: posteriore dell’abside, con l’ingresso successivamente murato. Legenda: | = mattoni.
32 IDEM, Cristianesimo, cit., e Il ciborio, cit., p. 115.
33 Il caso più evidente di un accostamento e una spiegazione differenti è rappresentato dalla colonna del capitello S 4051. L. PARENTIN (op. cit., p. 321, n. 66) si limita ad una sommaria descri- zione, P. PORTA (op. cit., p. 149) è più vasta e riporta anche la datazione, nel periodo romanico, mentre G. CUSCITO (I/ciborio, cit., p. 121, figg. 9, 11, 13) considera — seppure sotto un punto inter- rogativo — che il reperto S 405] è pertinente ad una parte del ciborio di Maurizio nell’ottavo de- cennio del secolo VIII. Le colonne ed i capitelli che sorreggono la volta a croce della cripta ed il confessionale dell’anno 1146 (a questi appartiene pure il capitello S 4070 del lapidario di Cittano-
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Fig. 7 - Cittanova, cattedrale: mensa d’altare, rinvenuta nell’anno 1935 e il presupposto aspetto dell’altare (secondo un disegno dell’archivio parrocchiale).
2. Nello studio della scultura in pietra, presentata nel catalogo dei reperti (vedi III, 3) si impone nuovamente come il monumento più importante il plu- teo in marmo S 4004 (T.I, 2). Il motivo combinato della croce a sei bracci e fo- glie cuoriformi, nel quale l’originale programma cristologico si trasforma in pura decorazione, fa la sua comparsa nelle botteghe dei lapicidi di Costantino- poli nella prima metà del VI secolo?‘ e considerati i noti fatti storici (la ricon- quista bizantina dell’Istria) va tenuto conto che una più intensa importazione dei preziosi materiali di marmo dalla metropoli avvenne appena dopo l’anno 538 e ciò viene appunto convalidato dalle analogie di Parenzo datate alla metà del VI secolo.35 Alla lastra S 4004 non è stato riservato il posto d’onore sola-
va, e sono simili alla colonna S 405], a cui indicano anche il confronto dei rilievi architettonici nei lavori di G. CUSCITO (// ciborio, cit., figg. 9, 13). L. PARENTIN (fig. 5 di questo saggio) e J. STOSIC (op. cit., figg. 18-20), non sono stati presi in considerazione da nessunodegli studiosi sopra citati e non sono state considerate neanche le altre analogie note dell’Istria (il capitello della pergula nel- la cappella di S. Maria della Concetta a Gallesano, cfr. B. MARUSiC, // gruppo istriano, cit., p. 119, fig. 40) ed i capitelli appartenenti alla fase romanica della basilica di Orsera, A. SONJE, Crkvena ar- hitektura, cit., p. 142, T. LXIII), sebbene, secondo il parere dell’autore di questo saggio, sono di importanza essenziale per una datazione relativamente certa della colonna S 4051 nell’XI secolo. In tale contesto va detto inoltre che L. PARENTIN ha classificato le colonne che nella cripta della cattedrale di Cittanova sorreggono il confessionale, come paleocristiane (op. cit., p. 168), mentre la colonna S 4070 come preromanica (ibidem, p. 327, n. 85).
34 B. MARUSIC, Contributo alla conoscenza dei monumenti storico-artistici di Castrum Vallis e del suo territorio, ACRSR, XIII, Trieste-Rovigno 1982-1983, pp. 27-28, nota 23 (viene citata la lette- ratura per le analogie di Ravenna. Cfr. ancora P. PORTA, op. cit., p. 148 e nota 19).
35 G. CUSCITO, /l ciborio, cit., p. 115; B. MOLAJOLI, La basilica Eufrasiana di Parenzo, Padova 1943, pp. 50-51, figg. 72, 73.
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mente per il citato «terminus post quem» ma anche per il pluteo S 4024 (T.II, 3) decorato su ambedue le superfici.39 Una di queste è decorata con i motivi del ricco repertorio della scultura preromanica adintreccio, l’altra con pannelli ret- tangolari che accolgono apici arricciate, figurette di colombe e fiori polilobati. Un simile motivo a pannelli rettangolari compare, come rileva anche P. Porta,}” sugli amboni marmorei di Ravenna che vengono datati in base alle iscrizioni al tempo dell’arcivescovo Agnelli (557-570), rispettivamente Mariniano (596- 597)?8 ed è stato constatato pure in territorio istriano a Valle? ed a Trieste.'° La prima e la seconda analogia sono importanti: la prima per l’iscrizione che forni- sce un riferimento certo per l’interpretazione cronologica, l’altra per la decora- zione, simile a quella sulla lastra S 4004, eseguita sull’altra faccia della lastra vallese ad opera di un maestro locale dotato di modesto estro artistico. Ambe- due le facce della lastra vallese sono decorate con un unico ductus, mentre sul- la lastra di Cittanova sono evidenti due linguaggi figurativi: sulla prima (con pannelli rettangolari) e datata verso la fine del VI secolo vi si rilevano le «remi- niscenze simmetriche classicheggianti», mentre la seconda appartiene all’arte carolingia (primi decenni dell’XI secolo). Casi dal contenuto cronologico com- pletamente uguale, inerenti il reimpiego della stessa scultura in pietra, sono stati evidenziati anche a Bettica presso Barbariga” e su Brioni.‘ Questo feno- meno non viene registrato nelle opere di L. Parentin*? e P. Porta,** nonostante si tratti di una scultura molto significativa eseguita al tempo in cui alla ribalta istriana sale il vescovo Giovanni. Pare che un’interpretazione frettolosa sia sta- ta applicata anche per la transenna di finestra S 4010 (T.III, 4). P. Porta è giunta alla conclusione che le transenne per finestre S 4001, S 4002 e parti delle tran- senne nella cripta della cattedrale (T.III, 3) appartengono alle aperture per fine-
36 P. PORTA (op. cit.), nella descrizione della lastra S 4024 dice che si tratta di appena una par- te della scultura rappresentata in G. CAPRIN, L’Istria nobilissima, I, Trieste 1905, p. 59 quasi per in- tero. Va rilevato che questa lastra è stata pubblicata nello stesso aspetto pure da L. PARENTIN, op. cit., p. 315, n. 35; il danneggiamento è sopravvenuto durante le riprese fotografiche effettuate su commissione di L. Parentin. I frammenti della lastra, che si sono staccati, vengono custoditi nel Museo Archeologico dell’Istria a Pola.
37 P. PORTA, op. cit., p. 163.
38 «Corpus» della scultura paleocristiana, bizantina ed altomedioevale di Ravenna, I, Roma 1968, pp. 28-29, fig. 24 (ambone dell’arcivescovo Agnelli: 557-570), p. 30, fig. 26 (l'ambone dei SS. Giovanni e Paolo è stato datato negli anni 596-597).
39 B. MARUSIC, Contributo, cit., p. 28, T.I, 1,2.
40 M. MIRABELLA ROBERTI, op. cit., fig. 290.
41 B. MARUSIC, De la cella, cit., p. 328.
42 Idem, Se o istrski Kisi, cit., T. S:1.
43 L. PARENTIN, op. cit. (nota 17), p. 315, n. 35 (l’autore avverte appena che le superfici furono modellate in epoche diverse, giacché nella descrizione della superficie con i campi a cassetta para- gona la sua cornice, delimitata da un motivo a corda, con la cornice della scultura n. 19 (TI, 1 di questo saggio) a cui si accennerà ancora.
44 P. PORTA, op. cit., pp. 162-163 (riporta dapprimala descrizione della superficie con una de- corazione ad intreccio preromanico, seguita poi da quella della seconda superficie, decorata coni motivi noti già nella scultura di Ravenna e che sono presenti anche nella scultura del IX secolo.
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Fig. 8 - Cittanova, cattedrale. Una delle finestre originali nel muro settentrionale della navata centrale.
stre scoperte nell’anno 1972 sul muro longitudinale nord della basilica (fig. 8),* non paragonando in questo caso le dimensioni delle aperture (65 x 135 cm) con quelle delle transenne (48 x 77,5 e 48 x 65 cm) e non prendendo in considera- zione la transenna per finestra S 4010, nonostante proprio questa corrisponda perfettamente alle dimensioni dell’apertura, considerata la sua larghezza di 67,5 cm ela sua altezza di 114,5 cm.*6 E anche se le sue interpretazioni stilistica e cronologica fossero esatte, rimane ancor sempre la possibilità di una succes- siva sostituzione delle transenne, fatto che P. Porta avrebbe dovuto tener pre- sente. Nonl’ha però fatto e le sue riflessioni sono rimaste esclusivamente nella sfera delle analisi stilistiche, limitate a sculture simili con le rappresentazioni del repertorio tematico di gusto sassanide, presenti sull’area altoadriatica dopo la metà dell’VIII secolo nella cerchia culturale cividalese (terzo quarto del-
45 B. MARUSIG, Kr$Canstvo i poganstvo na tluIstreu IV i V stoljecu (Le Christianisme et le pa- ganisme sur le sol de l’Istrie aux IV et V siècles), Arheolo$ki vestnik SAZU, Lubiana 1978, p. 565; cfr. ancora P. PORTA, op. cit., p. 147 e la nota 12, nella quale viene citata la rimanente letteratura.
46 Va rilevato che nella comparazione delle dimensioni inerenti le aperture delle finestre e le rispettive transenne, la larghezza delle stesse è di importanza essenziale, giacché le altezze ori- ginali delle transenne non sono note. Ed è facile spiegarne il perché: nel loro riuso (esecuzione del pavimento lastricato nella cripta della cattedrale) sono state adattate per il nuovo impiego, a cui corrispondeva una forma quadrata; e per tale ragione vennero staccate le parti terminali semi- circolari superiori delle transenne.
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VIII secolo),47 ad Aquileia al tempo del patriarca Massenzio (811-838) e nel- l’arte protoromanica del territorio lagunare veneziano e del suo immediato en- troterra.‘° Il motivo decorativo ad albero sulla transenna S 4010 è stato eseguito secondo il suo parere sotto l’influenza degli avvenimenti culturali levantini e come il periodo più probabile della sua esecuzione viene presa in considerazio- ne la seconda metà dell’ XI secolo.5° P. Porta ha sopravvalutato un po’ l’impor- tanza degli influssi sassanidi, che in tutte le sue analogie sono evidenti innan- zitutto nelle rappresentazioni di animali fantastici — questi sulla transenna S 4010 non sono presenti — mentre ha trascurato completamente la tradizione paleocristiano-bizantina nella rappresentazione dell’albero della vita, rispetti- vamente l’albero della conoscenza,! nonostante a quest’orizzonte culturale additino non solo i constatati reciproci rapporti trala transenna S 4010 e le aper- ture delle finestre nella cattedrale di Cittanova — che viene a fornire con la fine del VI secolo il «terminus» cronologico — ma anche lo stesso motivo della tran- senna. I racemi corposi con le estremità trilobate scanalate sono tondeggianti, ricordano cioè il motivo sul sarcofago di Esperanzio di Ravenna (prima metà del V secolo*? e sul sarcofago con la rappresentazione dei Dodici apostoli nella stessa città (metà del V secolo), mentre in Istria esiste una analogia in parte simile nell’aula meridionale della basilica gemina di Nesazio (seconda metà del V secolo), ove il motivo dell’albero della vita, con la cornice leggermente solcata, imita nell’aspetto e nell’esecuzione i bracci longitudinali delle croci su numerose sculture del V e VI secolo.5° Considerato quanto è stato finora espo- sto, si potrebbe asserire che la transenna per finestra S 4010 rappresentala fase altomedioevale di transizione per il gruppo della scultura in pietra, decorata con il motivo dell’albero della vita, modellato come unalbero con i racemi ton- deggianti, che sull’area altoadriatica vive una propria ulteriore evoluzione — ed in tale contesto possono venir accettati alcuni punti di vista di P. Porta — nel
47 C. GABERSCEK, Riflessi sassanidi nella scultura altomedioevale dell’ Alto Adriatico, Anti- chità Altoadriatiche, XII/1, Udine 1977, pp. 494-497.
48 Ibidem, pp. 497-500; P. PORTA, op. cit., nota 307, p. 170.
49 C. GABERSCEK, op. cit., pp. 502-504; P. PORTA, op. cit., p. 171.
50 P. PORTA, op. cit., p. 171.
51 Lexicon der Christlichen Ikonographie, 1, Roma-Freiburg-Basel-Wien 1968, pp. 258-268.
52 «Corpus» della scultura paleocristiana, bizantina ed altomedioevale di Ravenna, II, Roma 1968, pp. 33-34, T. 14 b (Ravenna, cattedrale).
53 Ibidem, pp. 35-36. T. 16 b (basilica di S. Apollinare «in Classe»); cfr. inoltre il motivo del racemo arrotondato con foglie trilobate «Corpus», II, pp. 43-44, T. 24 b, c (sarcofago del vescovo Teodoro, datato nel terzo quarto del V secolo), «Corpus», III, fig. 151(Ravenna, basilica di S. Vita- le, capitello, datazione: 424-434).
54 B. MARUSLG, // tramonto della civiltà romano-bizantina nel castello di Nesazio, ACRSR, XVIII, Trieste-Rovigno 1987-1988, p. 41, T.VI, 1 e TVII, 2).
55 «Corpus», cit., II, T. 14, b e T. 16, d; cfr. ancora il pluteo S 10in calcare, esposto nel lapida- rio del Museo Archeologico dell’Istria (luogo di rinvenimento ignoto) e la fronte del sarcofago in calcare coi pavoni, esposto nell’atrio della Basilica Eufrasiana di Parenzo, datazione VII sec. (R. IVANCEVIC - B. KELEMEN, Fragmenti srednjovjekovne skulpture iz Poreta (Frammenti di scultura medievale di Parenzo), Peristil, Zagabria 1954, p. 144, n. VII).
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motivo dell’albero con le volute5? e nel motivo dell’albero demoniaco con le teste animali,” per finire come un «revival» nella scultura romanica? del ma- turo medio evo.
Le transenne per finestre S 4001 e S 4002 (T.III, 1-2) ci inducono, però, a ra- gionamenti completamente differenti. Esse sono senz’alcun dubbiolegate alla tradizione antica, addirittura anche nel caso fossero state scolpite contempora- neamente conla transenna S 4010 per il battistero, alla qual cosa indicherebbe- ro oltre alle già citate minori dimensioni delle transenne anche le analogie del- l’Istria (Fasana, cappella di S. Eliseo della metà, rispettivamente della seconda meta del VI secolo)? e Grado (basilica di S. Eufemia, la transenna viene datata genericamente nell’VIII, IX secolo). Vanno però considerate anche le altre possibilità®! e tra queste la più attendibile è senz’altro quella che ci rimanda ad un ipotetico strato più antico paleocristiano, vale a dire ad una chiesa ad aula unica con l’abside inscritta.
Il rimanente materiale completa le conoscenze a cui si è pervenuti e può venir diviso in due gruppi. Al primo appartengono le parti in marmo dell’arre- do ecclesiastico e della decorazione architettonica —i plutei S 4008 e 4009 (T.I, 3,4), parte del capitello S 4005 (T.II, 4) e forse il capitello S 4018 (T.II, 5), parte della lastra con i resti di un’iscrizione (T.IV, 2), nonché le colonnine S 4025, S 4031, S 4032 e S 4041 (T.IV, 5,6) importati in Istria dopo l’anno 538. Nel secon- do gruppo vengono posti i rilievi in calcare, scolpiti nelle officine locali e che continuano in modo abbastanza anemico le tradizioni artigianali e artistiche del mondo antico, anche se seguono e osservano gli avvenimenti moderni e
56 H.P. L’ORANGE - H. TORP, I/tempietto longobardo di Cividale, Acta ad archeologiam et ar- tium historiam pertinentia, VII, 3, Roma 1979, p 143-144. Il motivo dell’albero con volute fa dap- prima la sua comparsa ad Ancona (fig. 325 a,b, datazione: 687-711, vedi pp. 178-179), seguono due rilievi eseguiti nella cerchia cividalese precarolingia (fig. 259, ufrna di S. Anastasia a Sesto al Re- ghena e T.CLXVII, a in Acta, I, lastra postica della cattedra, esposta nel Museo Archeologico di Cividale), ed è presente pure nella scultura preromanica ad intreccio (Torcello, lastra del IX, X se- Colo: cfr. R. PoLACCO, Sculture paleocristiane e altomedioevali di Torcello, Treviso 1976, p. 37 e
ig. 13).
5? H.P.L’ORANGE - H. TORP, op. cit., p. 145 e fig. 266 (sarcofago di Teodora di Pavia, datazio- ne: 735-750); C. GABERSCEK, op. cit., Antichità Altoadriatiche, XII/2, figg. 2 e 3 nella parte delle il- lustrazioni che si riferisce al saggio di Gaberscek.
58 Antichità Altoadriatiche, XII/2, fig. 13 nella parte delle illustrazioni che si riferisce al sag- gio di A. MARESCHI, L'architettura del Duomo di Caorle fra Oriente e Occidente (lastra nella chiesa di San Marco a Venezia).
59 B. MARUSIC, Kratak doprinos proutavanju kontinuiteta izmedju kasne antike i ranog sred- njeg vijeka te poznavanju ravenske arhitekture i ranosrednjovjekovnih grobova u juZnoj Istri (Ein kurzer Beitrag dem Studium des Kontinuitàts zwischen der spàten Antike und des friihen Mittel- alters wie auch der Kenntnis der ravennischen Architektur und der frihmittelalterlichen Gràber in Siid-Istrien), Jadranski zbornik, III, Fiume-Pola 1958, p. 332 e tav. VII, 2; P. PORTA, op. cit., p. 150 e nota 24 (viene citata l'analogia di Roma, datata nel V secolo).
60 P. PORTA, op. cit., 150 e nota 25.
61 L. PARENTIN (op. cit., p. 198) ritiene che le transenne deile finestre S 4001 e S 4002 fossero appartenute alle finestre che si trovavano nel muro nord edin quello sud, trala prima e la seconda lesena (visto da ovest verso est), aggiunte più tardi durante la costruzione della cripta, e occluse nell’anno 1661; in base però alla larghezza dell’apertura (100 cm) ed alla larghezza delle transenne (48 cm) bisogna accettare il parere di P. Kandler che vede nelle aperture gli ingressi laterali.
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cercano nuovi impulsi nel campo dell’arte. Tra questi spicca il pluteo S 4003 (T.I, 1) che, come già constatato da P. Porta, si distingue «per originalità e fre- schezza compositiva». Si possono accettare pure le rimanenti osservazioni di P. Porta (le figure animali sono disposte con rigida simmetria, vistosamente presente è l’horror vacui, i motivi simbolici sono numerosi — ed è meritevole di lode anche la conclusione: «un’esecuzione povera, ma compensata da una spontanea, anche se ingenua immediatezza»); va però mossa un’osservazio- ne, che è cioè rimasta in sospeso la questione dove collocare la lastra S 4003 nell’ambito del ricco patrimonio dei monumenti della scultura altomedioevale non solo sull’area dell'Altro Adriatico ma anche in uno spazio più vasto. Le analogie dell’Istria (la lastra con la rappresentazione della Sirena a Due- castelli,6? la lastra di Valle, la lastra con figure animali di Parenzo%5), del Friu- li, 6 di Ferentillo (diocesi di Spoleto)® ed in particolare di Gussago (diocesi di Brescia)98 ci permettono ciononostante di collocare la lastra tra i monumenti dello stile rustico tardoantico che nel VII e VIII secolo irradiava i territori della civiltà merovingia, accomunava i vari flussi culturali ed era alla ricerca di un’espressione figurativa che potesse soddisfare i gusti degli abitanti autoctoni barbarizzati e dei nuovi abitanti barbari. Sulla lastra è stato constatato pure un dettaglio che non avrebbe attirato l’attenzione se non fosse stato presente an- che sulla superficie decorativa più antica della lastra S 4024 (T.II, 3) e sul fram- mento del cornicione S 4017 (T.IV, 1). Si tratta, cioè, di un nastro ritorto che ri- copre l’incastro esterno della cornice articolata e ciò starebbe ad indicare che tutti i rilievi citati erano stati eseguiti sul finire del VI, rispettivamente nei pri- mi decenni del VII secolo in qualche atelier locale del castello di Cittano- va. A tale periodo appartiene altresì la colonnina con il capitello S 4021 (T.IV, 3),7° che imita i capitelli dei tabernacoli degli oli santi negli altari «a cippo» a Parenzo, Torcello e Ravenna.” Il resto modesto di un simile tabernacolo è rap-
62 P. PORTA, op. cit., pp. 156-157.
63 B, MARUSIC, // complesso della basilica di Santa Sofia a Due Castelli, ACRSR, VI, Trieste- Rovigno 1975-1976, pp. 60-64.
64 IDEM, Contributo, cit., pp. 30-31.
65 IDEM, // complesso, cit., p. 64; A. SANTANGELO, Inventario degli oggetti d’arte d’Italia, V, Provincia di Pola, Roma 1943, p. 131, n. 35.
66 B, MARUSIC, // complesso, cit., pp. 62-63, cfr. nota 43, 44; A. TAGLIAFERRI, Le diocesi di Aquileia e Grado, Corpus della scultura altomedioevale, X, Spoleto 1981, pp. 220-221, T. XCVII, 333; pp. 225-226, T. C, 338; pp. 227-228, T. CI, 340 (Cividale, reperti della basilica di S. Maria As- sunta); p. 247, T. CXX, 383 (Cividale, oratorio di S. Maria «in Valle»); p. 329, T. CLXXIV, 499 (In- villino, S. Maria Maddalena).
67 B. MARUSIC, // complesso, cit., p. 62, cfr. nota 4l.
68 Ibidem, p. 62, cfr. nota 42.
69 Il motivo decorativo del nastro ritorto compare pure a Parenzo sul cornicione in pietra del VII, VIII secolo (R. IVANCEVIC - B. KELEMEN, op. cit., p. 144, n. VII)
70 P. PORTA, op. cit., p. 149, cfr. nota 21.
71 A. SANTANGELO, op. cit., p. 130; «Corpus», cit., I, Roma 1968, pp. 19-20, fig. 8 (Ravenna, ba- silica di S. Giovanni Evangelista); R. POLACCO, op. cit., p. 21.
26 Branko Marusic
Fig. 9 - Pluteo S 4007 (secondo